martedì 22 ottobre 2013

Senza cavalletto molte fotografie non sarebbero realizzabili.



Da un palazzo all'altro, dondolando
sul vaporetto,
guardando la ruggine spenta di un colore
bruciato,
sotto la pioggia di vetro dell'Adriatico,
made in Murano,
e nella scia della tranquilla carovana
mi aprivo un varco da San Marco
a Rialto
per un pertugio di legno marcio e di basalto.
E i pilastri, i balconi, i frontoni, le
palafitte intagliate,
le imposte, e i gradini nell'acqua bassa,
le trine,
e gli altri arabeschi di pietra s'increspavano
nel canale,
e i fianchi del vaporetto respingevano
i frantumi.
Nell'umido crepuscolo l'imbarcadero
s'avanzava coi lampioni colorati, e sull'orlo
il tavolato
irrequieto mandava bagliori di perla,
la città s'offuscava e lampeggiava,
nell'aere torbido
della sera, d'increspatura veneziana,
e gravava con una ciocca tinta scompigliata;
come scostando dalla fronte un
capello spezzato,
Venezia diceva, modulando la voce:
"Lasciatevi guardare, voi che accanto
mi passate,
di faccia e di profilo, e di tutto il visibile,
nella luce che si spegne prima della
vera notte,
lasciatevi guardare da vicino, coi miei occhi.
Voi girate con la giostra del Tempo,
dall'ombra uscite nella festa del mattino,
avanzando assieme all'acqua del canale
verso la barriera con cui m'incorniciò
la storia, moltiplicata per la pietra.
Punto e basta. E dico: Amen!
Voglio dire nella lingua del clamore
dalle feritoie del vecchio bastione,
dalle piazze, dai mercati, dalle
torri campanarie,
che la legge veramente sta alla
vostra volontà.
Io rimango. Voi passate. Così dev'essere,
non sono ancora un colonnato in rovina,
sono tutta intera e giungerò in capo
al mondo,
come un mortaio che spara nell'eternità.
Passerete, ma San Marco resterà,
una barca deserta se ne andrà
per il canale,
nessuno sui ponti, sul litorale,
e allora leverò lo sguardo al cielo e
– O Dio! –
lassù, nella confusa lontananza, dove
sfreccia un asteroide,
il mio ultimo spettatore socchiuderà
gli occhi".


 



 

martedì 15 ottobre 2013

Il paradiso è quaggiù, mentre respiriamo e viviamo. Dopo, si diventa un pugno di cenere e tutto è finito


Uomini Persi

anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali le mani a cuscino,
ha avuto un letto bianco da scalare
e un filo
di luce accesa dalla stanza accanto,
due piedi svelti e ballerini
a dare calci al mare
nell' ultima estate da bambino,
piccole giostre con tanta luce
e poca gente e un giro soltanto.
anche questi altri
strangolati da cravatte
che dentro la ventiquattrore
portano la guerra,
sono tornati
con la cartella in braccio al vento
che spazza via le foglie
del primo giorno di scuola,
raggi di sole che allungavano i colori
sugli ultimi giochi
tra i montarozzi di terra
e al davanzale di una casa
senza balconi, due dita a pistola.
anche quei pazzi
che hanno sparato alle persone
bucandole come biglietti da annullare,
hanno pensato che i morti li coprissero
perche' non prendessero freddo
e il sonno fosse lieve,
hanno guardato l' aereoplano
e poi l' imboccano e son rimasti cosi'
senza inghiottire e ne' sputare,
su una stradina e quattro case
in una palla di vetro
che a girarla viene giu' la neve.
anche questi cristi,
caduti giu' senza nome e senza croci,
son stati marinai dietro gli occhiali
storti e tristi
sulle barchette coi gusci delle noci
e dove sono i giorni di domani,
le caramelle ciucciate nelle mani
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.
quelli che comprano la vita degli altri
vendendogli bustine
e la peggiore delle vite,
hanno scambiato figurine e segreti
con uno piu' grande,
ma prima doveva giurare,
teste crollate nel sedile di dietro
sulle vie lunghe e clacksonanti
del ritorno dalle gite
e un po' di febbre nei capelli
ed una maglia che non vuole passare.
e i disperati che seminano bombe
tra poveri corpi
come fossero vuoti a perdere
come se fossero pupazzi,
seduti sui calcagni hanrovesciato sassi
e un mondo di formiche che scappava,
le voci aspre delle madri
che li chiamavano
sotto un quadrato di stelle,
dentro i cortili dei palazzi
e la famiglia a comprare
il cappotto nuovo
e tutti intorno a dire come gli stava.
anche questi occhi,
fame di nascere per morir di fame,
si son passati un dito di saliva
sui ginocchi
e tutti dietro a un pallone
in uno sciame
leggeri come stracci
e dove fanno a botte,
dov'e' un papa' che caccia via la notte
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.

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lunedì 14 ottobre 2013

Uno si smarrisce pensando troppo, come pensando poco.


Mamma adesso che sta arrivando L'autunno e le foglie cadono come fanno gli alberi a respirare?


Gli amori piu' grandi sono quelli piu' folli.


La bellezza del mondo ha due tagli, uno di gioia, l'altro d'angoscia, e taglia in due il cuore.


Se il mondo è un trucco d’illusionismo, da qualche parte deve pur esistere anche un grande illusionista.


Tutto ciò che è profondo ama mascherarsi; le cose più profonde odiano l'immagine e la similitudine.


La solitudine o ci fa ritrovare o ci fa perdere noi stessi


Abbiamo paura di essere dimenticati

Credo alle persone che hanno paura.
Perchè tutti abbiamo paura, soprattutto dell'amore.
Abbiamo paura di piangere, di essere delusi, di essere lasciati, di restare soli.
Abbiamo paura di essere sostituiti.
Abbiamo paura di essere dimenticati.
Abbiamo paura di essere presi in giro.
Di non riuscire a crederci.
Di crederci troppo.
Credo nelle persone che hanno paura ma che, a differenza di quelle che scappano, se ne dimenticano e restano.
Perchè la paura passa, l'amore, quello vero, resta.