Avere un blog è avere un giardino. Qualcuno se ne prenderà cura gelosamente decidendo di non aprire mai il cancello, lasciandolo ammirare solo da dietro le inferriate, altri invece lasceranno entrare tutti condividendo con loro momenti molto importanti. un blog è come un giardino. Per alcuni segreto e per altri un parco pubblico, ma pur sempre un giardino che ci piace far ammirare.
domenica 31 marzo 2013
giovedì 28 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
Venice
mi sento a casa solo quando sono a Venezia... è una cosa difficile da spiegare, ma l’amore per questa città è, come tutti i veri amori, inspiegabile; perché non è solo la sua bellezza, o la sua storia, o la sua gente, è qualcosa di più, qualcosa che ha a che fare con le viscere, o forse con lo spirito... non so... ma se ce l’hai anche tu sai di cosa parlo...
L'intimitá del felze
Molto meno si sarebbe scritto sulla gondola se non fosse stata ricoperta da quella sovrastruttura barocca detta "felze"
Il felze era una struttura mobile creata per riparare i passeggeri delle gondole. Composta dapprima di un semplice drappo poggiato su un arcuato telaio in legno, nel Cinquecento la struttura si abbassa e assume la forma di un vero e proprio riparo. A partire dal Seicento, la struttura viene ricoperta con la "rascia", un tessuto di lana nera venduto in calle delle Rasse.
La struttura in legno di noce veniva realizzata negli squeri, mentre i tappezzieri eseguivano le finiture interne, spesso in raso e in costosa passamaneria. Le decorazioni esterne erano realizzate da esperti intagliatori, e riproducevano divinità marine, teste di grifoni, fiori stilizzati. L'interno veniva arredato con tappeti, bracieri speciali, specchi e persiane che consentivano un completo isolamento. Sulla porticina d'ingresso, sotto allo stemma della casa patrizia, era appeso il "feral de codega" che dava una tenue luce all'interno del felze.
"Barca xe casa" si dice a Venezia, e il felze creava l'intimità di un rifugio personale. Nobili e cortigiane trovavano in questo minuscolo salotto uno spazio dove trascorrere il tempo conversando, cenando o giocando a carte. Ma il felze diventava anche un'alcova galleggiante, un talamo largamente utilizzato, una forma di mascheramento che concedeva tresche e comportamenti licenziosi a veneziani e foresti.
Il felze contribuì a creare il mito di una Venezia libertina e misteriosa, della gondola come cigno nero che scivola silenziosa sull'acqua nascondendo intrighi, misfatti e amori.
I romantici di tutto il mondo hanno cantato l'atmosfera "sotto l'intimità del felze, col vivido quadro veneziano incorniciato dal finestrino mobile", come scrisse Henry James.
Il felze era una struttura mobile creata per riparare i passeggeri delle gondole. Composta dapprima di un semplice drappo poggiato su un arcuato telaio in legno, nel Cinquecento la struttura si abbassa e assume la forma di un vero e proprio riparo. A partire dal Seicento, la struttura viene ricoperta con la "rascia", un tessuto di lana nera venduto in calle delle Rasse.
La struttura in legno di noce veniva realizzata negli squeri, mentre i tappezzieri eseguivano le finiture interne, spesso in raso e in costosa passamaneria. Le decorazioni esterne erano realizzate da esperti intagliatori, e riproducevano divinità marine, teste di grifoni, fiori stilizzati. L'interno veniva arredato con tappeti, bracieri speciali, specchi e persiane che consentivano un completo isolamento. Sulla porticina d'ingresso, sotto allo stemma della casa patrizia, era appeso il "feral de codega" che dava una tenue luce all'interno del felze.
"Barca xe casa" si dice a Venezia, e il felze creava l'intimità di un rifugio personale. Nobili e cortigiane trovavano in questo minuscolo salotto uno spazio dove trascorrere il tempo conversando, cenando o giocando a carte. Ma il felze diventava anche un'alcova galleggiante, un talamo largamente utilizzato, una forma di mascheramento che concedeva tresche e comportamenti licenziosi a veneziani e foresti.
Il felze contribuì a creare il mito di una Venezia libertina e misteriosa, della gondola come cigno nero che scivola silenziosa sull'acqua nascondendo intrighi, misfatti e amori.
I romantici di tutto il mondo hanno cantato l'atmosfera "sotto l'intimità del felze, col vivido quadro veneziano incorniciato dal finestrino mobile", come scrisse Henry James.
sabato 23 marzo 2013
lunedì 18 marzo 2013
domenica 17 marzo 2013
Sui binari dell'amore
Ho preso il treno del cuore,
ho viaggiato sui binari dell'amore
attraversando gli abissi della mia anima
per abbracciare la tua.
Ho sentito l'impossibile divenire possibile,
con le ali di un bene profondo
sono volata da te.
Ho rubato alla tua anima un secondo
l'ho abbracciata fino a sentirne il silenzio,
ascoltandone la melodia
per sentirmi tua un attimo,
è scesa una lacrima sussurrando
in silenzio "Ti amo".
Ho compreso quanto può essere
profondo l'amore
e che un attimo può valere una vita
se quell'attimo è stato d'amore.
Ho inciso il tuo sguardo
quell'attimo in cui ti ho "visto"
quello in cui ti ho "sentito"
e il sogno è divenuto tangibile,
il non vissuto ha avuto
il valore del vissuto.
Il respiro si è fatto profondo,
ogni lacrima è stata accarezzata
dalla profondità di ogni istante.
Mentre con la mia anima ho detto
"Ti amo".
-- Silvana Stremiz
ho viaggiato sui binari dell'amore
attraversando gli abissi della mia anima
per abbracciare la tua.
Ho sentito l'impossibile divenire possibile,
con le ali di un bene profondo
sono volata da te.
Ho rubato alla tua anima un secondo
l'ho abbracciata fino a sentirne il silenzio,
ascoltandone la melodia
per sentirmi tua un attimo,
è scesa una lacrima sussurrando
in silenzio "Ti amo".
Ho compreso quanto può essere
profondo l'amore
e che un attimo può valere una vita
se quell'attimo è stato d'amore.
Ho inciso il tuo sguardo
quell'attimo in cui ti ho "visto"
quello in cui ti ho "sentito"
e il sogno è divenuto tangibile,
il non vissuto ha avuto
il valore del vissuto.
Il respiro si è fatto profondo,
ogni lacrima è stata accarezzata
dalla profondità di ogni istante.
Mentre con la mia anima ho detto
"Ti amo".
-- Silvana Stremiz
domenica 10 marzo 2013
giovedì 7 marzo 2013
martedì 5 marzo 2013
Mi riconosci...
Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
vienimi a prendere
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di sassi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
vienimi a prendere
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di sassi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.
lunedì 4 marzo 2013
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