La "strazzeria" era il piccolo commercio di cose usate, molto in voga a Padova nel Medioevo. Gli "strazzeri" vendevano abiti usati, stoffe, armi, mobili e oggetti di seconda mano, in linea con un commercio divenuro fiorente a Padova grazie anche alla presenza degli studenti, che generalmente avevano pochi soldi a disposizione. Nel 1358 lo statuto della fraglia degli strazzaroli fu scritto in volgare. Tra le regole vi era la proibizione di giocare a dadi e il divieto di tenere paglia, fieno e lino nelle botteghe per il pericolo di incendi. Il commercio di cose usate era praticato anche dagli ebrei, che presto entrarono in concorrenza con i cristiani. Il dissidio continuò fino a quando, nel 1448, l'arte si sdoppiò in due corporazioni, una per gli ebrei e una per i cristiani. Gli strazzaroli ebrei dovevano pagare centoventisei lire all'anno per l'iscrizione alla fraglia. La corporazione si riuniva nella chiesa di Santa Lucia, poi si spostò nell'Oratorio di San Giobbe, acquistato da Antonio Pedrocchi dal Comune nel 1820 e demolito per lasciare spazio alla piazzetta antistante il Caffè. Il mercato delle "strazze" restò in Piazza dei Frutti fino al 1793, quando si spostò in Piazza dei Signori. La fraglia organizzò ogni anno, fino al 1431, l'albero della "cuccagna" in via Marsiglio da Padova, nell'area antistante la casa di Lombardo della Seta. Chi riusciva ad arrampicarsi fino in cima all'albero, solitamente un lungo palo cosparso di grasso, vinceva una borsa e un paio di guanti.
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