Nacque presumibilmente a Cremona nel 1644, data desunta dalle etichette dei suoi strumenti (alcune fonti indicano anche il 1649 o il 1650), da Alessandro Stradivari. Non conosciamo il nome della madre che non può essere identificata con la tradizionale Anna Moroni in quanto questa era sposa di un Alessandro Stradivari morto nel 1630, ben prima della nascita di Antonio.
Un violino riporta l'etichetta Antonius Stradivarius Cremonensis Alumnus Nicolaij Amati, Faciebat Anno 1666, unica testimonianza di un discepolato presso l'illustre liutaio cremonese Nicola Amati. Il violino e la pertinenza dell'etichetta sono state oggetto di discussione; a favore dell'autenticità si sono espressi Alfred e Athur Hill, in Antonio Stradivari: His Life and Work, un testo del 1902 considerato ancora di primaria autorevolezza, e più recentemente Simone Fernando Sacconi e Charles Beare[1]. Tuttavia, lo stesso Beare, considerando il fatto che i violini dell'anno seguente già contengono il cartiglio standard che egli appose per il resto della vita: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data][2], senza il riferimento ad Amati, si chiede se non si possa ipotizzare un dichiarazione mendace dello Stradivari, che l'Amati avrebbe imposto di correggere[1].
Nel 1680 Stradivari aprì la propria bottega in piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti, con l'aiuto dei figli, tra cui Francesco ed Omobono. Egli cominciò a mostrare la sua originalità diversificando la propria produzione da quella dei modelli di Amati: migliorò la curvatura, uniformò lo spessore e l'inclinazione del legno e intensificò il colore della vernice. Sapeva scegliere come pochi altri il legno da usare per i suoi strumenti. Secondo Simone Fernando Sacconi (uno tra i massimi liutai e restauratori del novecento) per la preparazione dei legni Stradivari usava un composto di silicato, potassio e calcio.
Si ritiene che i suoi migliori strumenti furono costruiti tra il 1698 e il 1730, raggiungendo l'apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 - 1730.
Dopo il 1730, molti strumenti portano la firma sub disciplina Stradivarii, in quanto probabilmente erano costruiti dai figli sotto la supervisione del padre.
Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, bassetti, liuti, tiorbe, viole da gamba di varie taglie, mandole e mandolini, pochette di varie fogge[3]: si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto. Circa 500 - 600 di questi strumenti sono ancora esistenti.
Antonio Stradivari morì il 18 dicembre 1737 a Cremona; venne sepolto nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma, dove è posta una lastra tombale a suo ricordo.
Alcuni hanno pensato che il "segreto" dei suoi violini potesse essere nella vernice, di cui custodiva la formula nella Bibbia, ma è impossibile che la perfezione dei suoi strumenti derivi dalla vernice e infatti è stato provato che non è per via di essa che i suoi strumenti hanno un suono così bello.
I suoi strumenti sono tuttora considerati i migliori strumenti a corda mai creati e gli esemplari perfettamente integri (500 circa) sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo un altro liutaio, Giuseppe Guarneri del Gesù, ottenne una reputazione paragonabile fra violinisti e liutai.
Stradivari usava per la costruzione dei violini in gran parte legno di abete rosso maschio, da preferire per molti strumenti a corda.
Stradivari si recava personalmente in val di Fiemme, in Trentino, per scegliere gli abeti adatti per la tavola armonica dei suoi violini. La zona è ancora molto famosa per la qualità del legno, tra le migliori al mondo per la produzione di tavole armoniche di strumenti a corda.
La Nippon Music Foundation, con sede in Tokyo, possiede una cospicua collezione di strumenti Stradivari. Essi vengono regolarmente concessi in uso gratuito a musicisti di livello internazionale, come per esempio nel caso del violino che porta il nome Joachim-Aranyi 1715, dato attualmente in uso alla giovane Sayaka Shoji: si tratta di uno dei cinque violini Stradivari che furono di Joseph Joachim (1831-1907) e uno dei diciotto strumenti di questo maestro posseduti oggi da questa fondazione.
Famose anche la collezione dello zar di Russia Alessandro II che comprende nove violini e la collezione del museo Stradivari a Cremona.
La collezione Cherubini alla Galleria dell'Accademia di Firenze espone tre strumenti di Stradivari: la viola medicea e il violoncello, parte del quintetto costruito nel 1690 per il Gran Principe Ferdinando de' Medici e il violino del 1716.
Il Museo degli Strumenti Musicali della Accademia Nazionale di Santa Cecilia possiede il violino Toscano, anch'esso parte del quintetto mediceo
Un violino riporta l'etichetta Antonius Stradivarius Cremonensis Alumnus Nicolaij Amati, Faciebat Anno 1666, unica testimonianza di un discepolato presso l'illustre liutaio cremonese Nicola Amati. Il violino e la pertinenza dell'etichetta sono state oggetto di discussione; a favore dell'autenticità si sono espressi Alfred e Athur Hill, in Antonio Stradivari: His Life and Work, un testo del 1902 considerato ancora di primaria autorevolezza, e più recentemente Simone Fernando Sacconi e Charles Beare[1]. Tuttavia, lo stesso Beare, considerando il fatto che i violini dell'anno seguente già contengono il cartiglio standard che egli appose per il resto della vita: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data][2], senza il riferimento ad Amati, si chiede se non si possa ipotizzare un dichiarazione mendace dello Stradivari, che l'Amati avrebbe imposto di correggere[1].
Nel 1680 Stradivari aprì la propria bottega in piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti, con l'aiuto dei figli, tra cui Francesco ed Omobono. Egli cominciò a mostrare la sua originalità diversificando la propria produzione da quella dei modelli di Amati: migliorò la curvatura, uniformò lo spessore e l'inclinazione del legno e intensificò il colore della vernice. Sapeva scegliere come pochi altri il legno da usare per i suoi strumenti. Secondo Simone Fernando Sacconi (uno tra i massimi liutai e restauratori del novecento) per la preparazione dei legni Stradivari usava un composto di silicato, potassio e calcio.
Si ritiene che i suoi migliori strumenti furono costruiti tra il 1698 e il 1730, raggiungendo l'apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 - 1730.
Dopo il 1730, molti strumenti portano la firma sub disciplina Stradivarii, in quanto probabilmente erano costruiti dai figli sotto la supervisione del padre.
Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, bassetti, liuti, tiorbe, viole da gamba di varie taglie, mandole e mandolini, pochette di varie fogge[3]: si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto. Circa 500 - 600 di questi strumenti sono ancora esistenti.
Antonio Stradivari morì il 18 dicembre 1737 a Cremona; venne sepolto nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma, dove è posta una lastra tombale a suo ricordo.
[modifica] Gli strumenti
La caratteristica principale dei violini di Stradivari è la potenza (volume) e la corposità del suono soprattutto nell'eseguire i pianissimo. Violini Stradivari sono stati sottoposti a sofisticate tecniche di imaging per comprenderne la struttura fisica dei materiali usati. Comunemente si ritiene che l'altissima qualità di questi strumenti sia da ascrivere alle straordinarie doti artistiche dell'autore, alla scelta del legno e alla miscela di vernici utilizzate.Alcuni hanno pensato che il "segreto" dei suoi violini potesse essere nella vernice, di cui custodiva la formula nella Bibbia, ma è impossibile che la perfezione dei suoi strumenti derivi dalla vernice e infatti è stato provato che non è per via di essa che i suoi strumenti hanno un suono così bello.
I suoi strumenti sono tuttora considerati i migliori strumenti a corda mai creati e gli esemplari perfettamente integri (500 circa) sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo un altro liutaio, Giuseppe Guarneri del Gesù, ottenne una reputazione paragonabile fra violinisti e liutai.
Stradivari usava per la costruzione dei violini in gran parte legno di abete rosso maschio, da preferire per molti strumenti a corda.
Stradivari si recava personalmente in val di Fiemme, in Trentino, per scegliere gli abeti adatti per la tavola armonica dei suoi violini. La zona è ancora molto famosa per la qualità del legno, tra le migliori al mondo per la produzione di tavole armoniche di strumenti a corda.
[modifica] Collezioni
Le più grandi collezioni di strumenti Stradivari appartengono al Re di Spagna e sono in mostra nel museo degli strumenti musicali del Palazzo Reale di Madrid; esse comprendono due violini, due violoncelli ed una viola; nella U.S. Library of Congress statunitense, si trova una collezione di tre violini, una viola ed un violoncello.La Nippon Music Foundation, con sede in Tokyo, possiede una cospicua collezione di strumenti Stradivari. Essi vengono regolarmente concessi in uso gratuito a musicisti di livello internazionale, come per esempio nel caso del violino che porta il nome Joachim-Aranyi 1715, dato attualmente in uso alla giovane Sayaka Shoji: si tratta di uno dei cinque violini Stradivari che furono di Joseph Joachim (1831-1907) e uno dei diciotto strumenti di questo maestro posseduti oggi da questa fondazione.
Famose anche la collezione dello zar di Russia Alessandro II che comprende nove violini e la collezione del museo Stradivari a Cremona.
La collezione Cherubini alla Galleria dell'Accademia di Firenze espone tre strumenti di Stradivari: la viola medicea e il violoncello, parte del quintetto costruito nel 1690 per il Gran Principe Ferdinando de' Medici e il violino del 1716.
Il Museo degli Strumenti Musicali della Accademia Nazionale di Santa Cecilia possiede il violino Toscano, anch'esso parte del quintetto mediceo
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