domenica 22 maggio 2011

E perché tutti parlan di pace, e più ne parlano....

Steso a terra in un prato d'erba bruciata
armato e
mimetizzato tu ascolti il vento
nella guerra straniera di qualcun'altro
tu
tieni lontani i buoni dai cattivi.
Senti me sono il tuo bambino
son troppo
piccolo e ti telefono col pensiero
dopo dormirò e ti sognerò.
Sono nato
che tu eri partito da poco
e forse ti ho visto in qualche
telegiornale.
Non so ancora parlare e rotolo ancora
torna, così mi insegni
tu a camminare,
poi mi devi spiegare come si tiene stretto un
gelato
mentre si sta sciogliendo,
so quanti anni hai, venti più di
me.
Che cosa è il mare, devi spiegarmelo tu,
devi tornare, fai come i
gatti stai giù.
Fra gli aeroplani, il più veloce qual'è,
le ragazze come
funzionano
mamma sorride e dice: lui lo sa.
Ma come fanno i bambini a
ridere ancora
dove la guerra rompe le case e il sole,
forse un giorno
potresti spiegarmelo bene,
non come la tv ma, con le tue parole.
E perché
tutti parlan di pace, e più ne parlano
più la pace non arriva mai;
questo
e anche di più, devi dirmi tu.
E quando è sera, pensa ai sapori di
qua,
con l'avventura da esagerare nei bar.
Giù nel giardino c'è la tua
moto da cross,
tante foto che non ci bastano,
fa il tuo lavoro bene, ma
stai giù.
E perché tutti parlan di pace, e più ne parlano
più la pace non
arriva mai;
questo e anche di più, devi dirmi tu.

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