mercoledì 15 giugno 2011

Cappella Sistina


Il 10 maggio  una breve papale raggiunge
Michelangelo Buonarotti
ingiungendogli di presentarsi alla corte papale
 Giulio II decise di occupare l'artista con una , prestigiosa impresa, la
ridecorazione della volta della
Cappella Sistina

A causa del processo di assestamento dei muri, si era infatti aperta, nel
maggio del 1504, una crepa nel soffitto della cappella
rendendola inutilizzabile per molti mesi; rinforzata con catene poste nel
locale sovrastante da Bramante, la volta aveva
bisogno però di essere ridipinta. L'impresa si dimostrava di proporzioni
colossali ed estremamente complessa, ma avrebbe dato a Michelangelo l'occasione
di dimostrare la sua capacità di superare i limiti in un'arte quale la pittura, che tutto sommato non sentiva come sua e
non gli era congeniale. L'8 maggio di quell'anno
l'incarico venne dunque accettato e formalizzato[48].
Come nel progetto della tomba, anche l'impresa della Sistina fu caratterizzata da
intrighi e invidie ai danni di Michelangelo, che sono documentati da una
lettera del carpentiere e capomastro fiorentino Piero Rosselli spedita a
Michelangelo il 10 maggio 1506.
In essa il Rosselli racconta di una cena servita nelle stanze vaticane qualche
giorno prima, a cui aveva assistito. Il papa in quell'occasione aveva confidato
a Bramante l'intenzione di affidare a Michelangelo
la ridipintura della volta, ma l'architetto urbinate aveva risposto sollevando
dubbi sulle reali capacità del fiorentino, scarsamente esperto nell'affresco.
Nel contratto del primo progetto erano previsti dodici apostoli nei peducci, mentre nel campo centrale partimenti con
decorazioni geometriche. Di questo progetto rimangono due disegni di
Michelangelo, uno al British Museum e uno
a Detroit.Insoddisfatto, l'artista ottenne di poter
ampliare il programma iconografico, raccontando la storia dell'umanità
"ante legem", cioè prima che Dio inviasse le Tavole della Legge:
al posto degli Apostoli mise sette Profeti e cinque Sibille, assisi su troni fiancheggiati da
pilastrini che sorreggono la cornice; quest'ultima delimita lo spazio centrale,
diviso in nove scompartimenti attraverso la continuazione delle membrature
architettoniche ai lati di troni; in questi scomparti sono raffigurati episodi tratti della Genesi,
disposti in ordine cronologico partendo dalla parete dell'altare: Separazione
della luce dalle tenebre
, Creazione
degli astri e delle piante
, Separazione
della terra dalle acque
, Creazione di
Adamo
, Creazione di
Eva
, Peccato originale e cacciata dal Paradiso Terrestre,
Sacrificio di Noè,
Diluvio
Universale
, Ebbrezza di Noè; nei cinque scomparti che
sormontano i troni lo spazio si restringe lasciando posto a Ignudi che reggono ghirlande con foglie di quercia, allusione al casato del papa cioè Della Rovere, e medaglioni
bronzei
con scene tratte dall'Antico Testamento; nelle lunette
e nelle vele vi sono le
quaranta generazioni degli Antenati di Cristo, riprese dal Vangelo di Matteo;
infine nei pennacchi angolari si trovano quattro scene bibliche, che si riferiscono ad altrettanti eventi miracolosi a
favore del popolo eletto: Giuditta e
Oloferne
, David e Golia,
Punizione di Aman
e il Serpente di bronzo.
L'insieme è organizzato in un partito decorativo complesso, che rivela le sue
indubbie capacità anche in campo architettonico, destinate a rivelarsi pienamente negli ultimi decenni della sua attività[49].
Il tema generale degli affreschi della volta è il mistero della Creazione di Dio, che raggiunge il culmine nella realizzazione dell'uomo a sua immagine e somiglianza. Con l'incarnazione di Cristo, oltre a riscattare
l'umanità dal peccato originale,
si raggiunge il perfetto e ultimo compimento della creazione divina, innalzando l'uomo ancora di più verso Dio. In questo senso appare più chiara la celebrazione che fa Michelangelo della bellezza del corpo umano nudo. Inoltre la volta celebra la concordanza fra Antico e Nuovo Testamento, dove il primo prefigura il
secondo, e la previsione della venuta di Cristo in ambito ebraico (con i profeti) e pagano (con le sibille).Montato il ponteggio Michelangelo iniziò
a dipingere le tre storie di Noè gremite di personaggi. Il
lavoro, di per sé massacrante, era aggravato dall'insoddisfazione di sé tipica
dell'artista, dai ritardi nel pagamento dei compensi e dalle continue richieste di aiuto da parte dei familiari[3].
Nelle scene successive la rappresentazione divenne via via più essenziale e
monumentale: il Peccato originale e cacciata dal Paradiso Terrestre
e la Creazione di
Eva
mostrano corpi più massicci e gesti semplici ma retorici;
dopo un'interruzione dei lavori, e vista la volta dal basso nel suo complesso e
senza i ponteggi, lo stile di Michelangelo cambiò, accentuando maggiormente la
grandiosità e l'essenzialità delle immagini, fino a rendere la scena occupata
da un'unica grandiosa figura annullando ogni riferimento al paesaggio
circostante, come nella Separazione
della luce dalle tenebre
. Nel complesso della volta queste
variazioni stilistiche non si notano, anzi vista dal basso gli affreschi hanno
un aspetto perfettamente unitario, dato anche dall'uso di un'unica, violenta
cromia, recentemente riportata alla luce dal restauro concluso nel 1994.
In definitiva, la difficile sfida su un'impresa di dimensioni colossali e con una
tecnica a lui non congeniale, con il diretto confronto coi grandi maestri
fiorentini presso i quali si era formato (a partire da Ghirlandaio), poté dirsi pienamente riuscita oltre
ogni aspettativa[48].
Lo straordinario affresco venne inaugurato la vigilia di Ognissanti del 1512[49].
Qualche mese dopo Giulio II moriva.

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