mercoledì 15 giugno 2011

Gondola con Felze






Il felze era una
cupola

che veniva posta sulla gondola per proteggere il passeggero dalla pioggia e

dalle intemperie. Una testimonianza, scritta del XII secolo, riporta

” platus cohopertus
cum felce” .

All’inizio era una

semplice tettoia ricurva come una mezza botte e ricoperta di frasche o di panno


e in seguito di legno, il passeggero poteva stare anche in piedi.

La prima testimonianza


iconografica risale al 1494 in un dipinto del Carpaccio.



Un'altra occasione

mondana di uso del felze era il matrimonio: dopo la cerimonia, le spose avevano


l'abitudine di recarsi in gondola con le amiche a far visita alle parenti

monache. Fino al XVI secolo le spose

erano sedute in bella vista su una panchetta fuori del felze; in seguito verso

il ‘600, presero posto su un ricco

tappeto all'interno del felze che veniva tenuto aperto per poter ammirare la

sposa.

L’Aretino, amico del

Tiziano, nel 1537 scrisse vedendo dalla sua abitazione in Canal Grande le

novizie sedute fuori dal felze : “ de le
belle spose rilucenti di seta d’oro e di gioie superbamente peste nei trasti per

non iscemar la reputazione di cotanta pompa, non parlo”.



Nel 1562 i
Provveditori
alle Pompe
, indicarono una linea per

non strafare nei lussi del vestire, mangiare, agghindare cocchi e

felzi.

All’epoca il felze, da


semplice copertura divenne

un’ostentazione di lusso e potere: all’interno c’era un divanetto che veniva

ricoperto, come tutto l’interno del felze, con tessuti molto pregiati dai rasi

alle sete ai broccati,

specchi, finestrelle di vetro molato. Le passamanerie ricercatissime nere

finivano sempre con dei fiocchi in seta: 18 o 24 di grandi e 12 di

piccoli.Le guarnizioni pregiate non venivano fissate , ma rimanevano mobili, da
poter

togliere in caso di brutto tempo.Nel 1609 i provvedimenti si fecero più severi

e i Provveditori alle Pompe indicarono:” assolutamente proibiti li felzi da

barca di seda, di sagia e de panno, li cordoni e li fiocchi di seda, le pezze
di

renso schiette, ò a opera, con merli, ò

senza”.

Coryat( scrittore
inglese ) nel suo libro “ Crudezze, Viaggio in Francia e in Italia,

1608” scrisse riferendosi alle gondole veneziane:.tutte hanno un bel tetto

fatto di 15-16 assi di legno ricurve, che vanno da un bordo all’altro formando

un arco a volta: poi c’è un bel drappo nero, ch’è ripiegato all’insù ai lati

della barca e se il viaggiatore vuole rimanere appartato basta che le tiri
giù..

Nell’interno le panche sono rivestite di cuoio nero, guarnite di sottile tela
di

lino orlata di pizzoI Provveditori

imposero il colore nero per il felze e la gondola, di modo che fossero tutte

uguali per non fare differenze tra i proprietari. Ma un occhio attento notava

subito il proprietario ricco dalla qualità delle

rifiniture.

La gondola, chiusa dal


felze divenne anche luogo di incontri per giovani amanti e coppie clandestine.
A

Venezia sembra si chiamasse anche “ caponéra “, (gabbia per i capponi). La

caponéra veniva fatta dagli squeraroli, in legno di noce, poi le donne di casa
o

dei tappezzieri le rifinivano all’interno. Gli artisti intagliatori del

legno impreziosivano il felze con divinità marine, teste di leoni, fiori
stilizzati e grifoni.

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