è stato una meteora nel panorama culturale: un artista con una gran fretta di vivere, a cui, però, va riconosciuto il merito di essere riuscito ad influenzare pienamente e da protagonista il suo tempo. Nato a Brooklyn nel 1960, da genitori di origini haitiane e portoricane, Basquiat fin da piccolo mostra particolare interesse per l'arte, incoraggiato in ciò anche dalla madre che ne comprese la sensibilità e cercò, a modo suo, di farne emergere il talento, accompagnandolo in giro per i musei di New York.
A 17 anni Basquiat si avvicina al mondo delle droghe (all’LSD in particolare) e comincia, pure, a dipingere con graffiti i muri dei palazzi di Manhattan e del metrò, firmandosi inizialmente con “Samo” - acronimo che sta per Same Ol' Shit - e a ricevere i primi riconoscimenti dai media locali.
I suoi graffiti contengono spesso frasi rivoluzionarie e risentono di molteplici echi culturali con contaminazioni ed influenze che vanno dal Dadaismo all'art brut di Dubuffet fino alla più recente Pop Art. Il primo incontro fra Basquiat e il padre della Pop Art americana, Andy Warhol, avviene alla fine degli anni settanta.
Il giovane e squattrinato graffitista, all’uscita di un ristorante di Soho, vende a Warhol una cartolina per un dollaro senza, però, suscitare nell’eccentrico artista particolare interesse, la loro amicizia nascerà, infatti, soltanto qualche anno più tardi. Nel frattempo, Jean-Michel Basquiat continua a frequentare gli ambienti culturali dell'Est Village e insieme a Micheal Holman fonda il gruppo musicale “Gray”, il cui nome si ispira al famoso libro di illustrazioni scientifiche Gray's Anatomy, pubblicato in Gran Bretagna nel 1860.
Nel volgere di poco tempo, la carriera di Basquiat decolla. Nell’ambiente newyorkese è noto come musicista e soprattutto come artista, le sue creazioni sono richieste dal pubblico e i migliori galleristi della città fanno a gara per esporle. Il talento trasgressivo di Basquiat conquista ben presto, anche, Andy Warhol, che nel 1983 lo accoglie nella sua Factory dando inizio ad una proficua collaborazione che influenzerà profondamente l’opera del giovane graffittista.
Naturalmente, i linguaggi espressivi usati dai due artisti sono completamente agli antipodi: mentre Andy Warohl ritrae una società consumistica ed insensibile attraverso la pittura fotografica o ricorrendo ad anonimi multipli che riproducono all'infinito la stessa banale realtà, Basquiat denuncia nelle sue opere soprattutto la condizione della comunità afroamericana e, quindi, la crudeltà di una società che lo ha alienato, emarginato e discriminato. Urla la sua rabbia per l'indifferenza, la solitudine, la povertà in cui la gente di strada, come lui, è costretta a fare i conti tutti i giorni a causa della stupida miopia e dei pregiudizi della comunità di cultura “bianca”.
Sotto la protezione carismatica di Andy Warhol, la popolarità di Basquiat fuoriesce dai confini newyorkesi affermandosi a livello mondiale. Nonostante il successo, però, non riesce ad avere il pieno controllo di sé. Vittima di un sistema organizzativo e commerciale - quello appunto messo in piedi dai galleristi negli anni ottanta - che chiedeva ai suoi artisti di produrre a gettito continuo opere da smerciare sul mercato per venderle ai nuovi ricchi, Basquiat finisce col essere travolto dalla depressione e dalla droga - di cui era divenuto schiavo - e muore a soli 27 anni. Basquiat è stato, certamente, un personaggio complesso e controverso, un artista che ha vissuto e cavalcato la vita secondo le sue più profonde convinzioni: "Da quando avevo 17 anni, ho sempre pensato che sarei diventato una star. Dovrei pensare ai miei eroi, Charlie Parker, Jimi Hendrix...avevo un'idea romantica di come le persone diventassero famose".
E il James Dean dell’arte - come alcuni critici l’hanno definito - la sua idea di successo l’ha rincorsa e realizzata fino in fondo…
A 17 anni Basquiat si avvicina al mondo delle droghe (all’LSD in particolare) e comincia, pure, a dipingere con graffiti i muri dei palazzi di Manhattan e del metrò, firmandosi inizialmente con “Samo” - acronimo che sta per Same Ol' Shit - e a ricevere i primi riconoscimenti dai media locali.
I suoi graffiti contengono spesso frasi rivoluzionarie e risentono di molteplici echi culturali con contaminazioni ed influenze che vanno dal Dadaismo all'art brut di Dubuffet fino alla più recente Pop Art. Il primo incontro fra Basquiat e il padre della Pop Art americana, Andy Warhol, avviene alla fine degli anni settanta.
Il giovane e squattrinato graffitista, all’uscita di un ristorante di Soho, vende a Warhol una cartolina per un dollaro senza, però, suscitare nell’eccentrico artista particolare interesse, la loro amicizia nascerà, infatti, soltanto qualche anno più tardi. Nel frattempo, Jean-Michel Basquiat continua a frequentare gli ambienti culturali dell'Est Village e insieme a Micheal Holman fonda il gruppo musicale “Gray”, il cui nome si ispira al famoso libro di illustrazioni scientifiche Gray's Anatomy, pubblicato in Gran Bretagna nel 1860.
Nel volgere di poco tempo, la carriera di Basquiat decolla. Nell’ambiente newyorkese è noto come musicista e soprattutto come artista, le sue creazioni sono richieste dal pubblico e i migliori galleristi della città fanno a gara per esporle. Il talento trasgressivo di Basquiat conquista ben presto, anche, Andy Warhol, che nel 1983 lo accoglie nella sua Factory dando inizio ad una proficua collaborazione che influenzerà profondamente l’opera del giovane graffittista.
Naturalmente, i linguaggi espressivi usati dai due artisti sono completamente agli antipodi: mentre Andy Warohl ritrae una società consumistica ed insensibile attraverso la pittura fotografica o ricorrendo ad anonimi multipli che riproducono all'infinito la stessa banale realtà, Basquiat denuncia nelle sue opere soprattutto la condizione della comunità afroamericana e, quindi, la crudeltà di una società che lo ha alienato, emarginato e discriminato. Urla la sua rabbia per l'indifferenza, la solitudine, la povertà in cui la gente di strada, come lui, è costretta a fare i conti tutti i giorni a causa della stupida miopia e dei pregiudizi della comunità di cultura “bianca”.
Sotto la protezione carismatica di Andy Warhol, la popolarità di Basquiat fuoriesce dai confini newyorkesi affermandosi a livello mondiale. Nonostante il successo, però, non riesce ad avere il pieno controllo di sé. Vittima di un sistema organizzativo e commerciale - quello appunto messo in piedi dai galleristi negli anni ottanta - che chiedeva ai suoi artisti di produrre a gettito continuo opere da smerciare sul mercato per venderle ai nuovi ricchi, Basquiat finisce col essere travolto dalla depressione e dalla droga - di cui era divenuto schiavo - e muore a soli 27 anni. Basquiat è stato, certamente, un personaggio complesso e controverso, un artista che ha vissuto e cavalcato la vita secondo le sue più profonde convinzioni: "Da quando avevo 17 anni, ho sempre pensato che sarei diventato una star. Dovrei pensare ai miei eroi, Charlie Parker, Jimi Hendrix...avevo un'idea romantica di come le persone diventassero famose".
E il James Dean dell’arte - come alcuni critici l’hanno definito - la sua idea di successo l’ha rincorsa e realizzata fino in fondo…
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