Il debriefing è la valutazione finale di un processo. Come il termine briefing, viene dal linguaggio militare, e letteralmente significa "andare a rapporto al termine di una missione". In una riunione reale o virtuale con le persone che hanno partecipato al progetto, si confronta la relazione finale con il briefing, e si tirano le somme.
Spesso il debriefing apre nuove prospettive che richiedono di avviare un nuovo processo di problem setting. Tutto comincia con il briefing e finisce con il debriefing.Con il briefing si entra nel gioco, con il debriefing se ne esce.
Nel gioco (nel processo) si fanno esperienze dirette. Fuori dal gioco siamo spettatori, critici, giudici. Siamo in grado di vedere da fuori il funzionamento del gioco, e noi stessi come giocatori. Con il gioco si impara facendo, dopo del gioco con il debriefing si impara riflettendo su ciò che si è fatto.
Briefing: che cosa dobbiamo fare?
Debriefing: che cosa abbiamo fatto?
Benchmarking come problem setting: dal confronto con i migliori nasce il disagio e si riesce ad individuare l’area di miglioramento.
Debug = eliminazione dei difetti che porta al miglioramento delle procedure
Verifica = valutazione dei risultati
Debriefing = riflessione finale su tutto ciò che è accaduto, di bene e di male. Considerare retrospettivamente ciò che è stato fatto (è una facoltà del pensiero). Trovare le motivazioni per azioni che non erano state richieste esplicitamente dal briefing ma che era necessario eseguire per ottemperare al briefing.
A volte è il problema stesso che costituisce un problema. Ad esempio un venditore insistente pensa di risolvere un nostro problema di acquisto (hai bisogno di questo? Te lo vendo), ma se noi gli diciamo che non abbiamo bisogno di niente e lui insiste, invece di possibile soluzione di problemi diventa un problema. Torniamo così al problem setting, perché un problema mal posto può essere ignorato in quanto falso problema, o comunque risolto con spreco di tempo e di energie.
Nella pratica zen i problemi (koan) vengono posti al praticante dal maestro. Nello zen i problemi vanno affrontati solo quando si presentano. Il praticante si pone il problema solo quando decide di fare pratica con un maestro (l’equivoco è che lui la vede come soluzione del problema, non come setting di un nuovo problema, o di una nuova serie di problemi).
Spesso il debriefing apre nuove prospettive che richiedono di avviare un nuovo processo di problem setting. Tutto comincia con il briefing e finisce con il debriefing.Con il briefing si entra nel gioco, con il debriefing se ne esce.
Nel gioco (nel processo) si fanno esperienze dirette. Fuori dal gioco siamo spettatori, critici, giudici. Siamo in grado di vedere da fuori il funzionamento del gioco, e noi stessi come giocatori. Con il gioco si impara facendo, dopo del gioco con il debriefing si impara riflettendo su ciò che si è fatto.
Briefing: che cosa dobbiamo fare?
Debriefing: che cosa abbiamo fatto?
Benchmarking come problem setting: dal confronto con i migliori nasce il disagio e si riesce ad individuare l’area di miglioramento.
Debug = eliminazione dei difetti che porta al miglioramento delle procedure
Verifica = valutazione dei risultati
Debriefing = riflessione finale su tutto ciò che è accaduto, di bene e di male. Considerare retrospettivamente ciò che è stato fatto (è una facoltà del pensiero). Trovare le motivazioni per azioni che non erano state richieste esplicitamente dal briefing ma che era necessario eseguire per ottemperare al briefing.
Problemi che generano problemi
A volte è il problema stesso che costituisce un problema. Ad esempio un venditore insistente pensa di risolvere un nostro problema di acquisto (hai bisogno di questo? Te lo vendo), ma se noi gli diciamo che non abbiamo bisogno di niente e lui insiste, invece di possibile soluzione di problemi diventa un problema. Torniamo così al problem setting, perché un problema mal posto può essere ignorato in quanto falso problema, o comunque risolto con spreco di tempo e di energie.
Nella pratica zen i problemi (koan) vengono posti al praticante dal maestro. Nello zen i problemi vanno affrontati solo quando si presentano. Il praticante si pone il problema solo quando decide di fare pratica con un maestro (l’equivoco è che lui la vede come soluzione del problema, non come setting di un nuovo problema, o di una nuova serie di problemi).
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